SPe-Storia
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Descrizione del gruppo
Max Weber, nel concludere la sua celebre conferenza su La scienza come professione, citava il ventunesimo capitolo del libro di Isaia, un vecchio canto di sentinella finito nella Bibbia che chiedeva a che ora siamo della notte. Anche oggi viviamo un’epoca, come tante altre che ci hanno preceduto, in cui il senso di smarrimento è grande, soprattutto quando si accendono focolai di guerra ovunque nei continenti. La direzione indicata da Weber è di guardare ai fenomeni nel lungo periodo. La guerra che attraversa l’Europa (intesa come spazio geo-culturale che va dall’atlantico agli urali, da capo Nord al Bosforo) pone il tema di recuperare un senso al cambiamento in atto, non più rintracciabile nelle analisi di corto raggio. Urge ritrovare il kairos nel quotidiano, mediante il riferimento alle radici degli accadimenti, di cui la sociologia classica era ben consapevole e per questo è nata a stretto contatto con la ricerca storica, da cui attingeva materiale empirico, o che ha metodologicamente criticato per irrobustire la sua costituzione disciplinare. Attraverso questo rapporto, la sociologia può ridefinire la sua identità, sempre in discussione per quanto concerne la sua dimensione epistemologica e metodologica e arricchirsi di quella apertura euristica che solo accurati dialoghi interdisciplinari possono dare. L’idea è quella di recuperare il ruolo e il peso della storia sulla dimensione sociale e sulla sua lettura sociologica, anche in riferimento ai percorsi italiani che sono emersi sin dalle origini istituzionali della disciplina. Il recupero di un rapporto che abbia anche una originalità critica, che ponga al centro la persona, recuperando le intuizioni di Sturzo, il quale evidenziava come l’individuo “è persona in forza della coscienza” (1935) e di Ardigò, che denunciava una sociologia scarsamente attenta alla realtà della coscienza personale rispetto a quella socio-sistemica, che sfocia inevitabilmente nell’antiumanistico (1988, p. 13-15). Nelle letture sociologiche contemporanee si delinea, invece, una indifferenza crescente verso la storicità, che ha molte forme e fonti, come nel caso del presentismo e del breveterminismo, del mito della crisi e della frattura come della fine della storia; della società come “lanterna magica” di flussi di informazione o della quantofrenia che spesso le si associa; della tendenza alla spiegazione nomologica e universale e più in generale nel caso del virus dell’astoricizzazione delle letture: prima con la rational choice e talune letture sistemiche, oggi con la preminenza dell’iperempirismo e dell’indagine descrittiva a discapito della speculazione teorica. Di qui l’invito ad approfondire un rapporto più costitutivo e meno accessorio della sociologia con la storia e la storicità nella consapevolezza della processualità costitutiva del sociale, dei rischi connessi alla cultura del presente e a ogni forma di eccessiva astrazione, in quanto tale incapace di garantire un profittevole equilibrio tra teoria e ricerca empirica. La scommessa conoscitiva punta su una prospettiva teorica capace di grande respiro storico e per questo capace anche di appoggiarsi sulle spalle dei giganti – la storia del pensiero sociologico, quale “ingrediente essenziale” del mestiere di sociologo. Per una storicità del sapere come conoscenza della storicità della società.
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Principali attività svolte
Seminario di inaugurazione del gruppo presso l’Istituto Sturzo di Roma, il 7 giugno 2024.3